L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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Lo spessore della città

Inventari

Sara Marini  

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi.
La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi. Lo spessore della città accoglie un nuovo senso nel momento in cui si precisa, si arricchisce e si dirama ulteriormente a captare la necessità di nuove progettualità nella sua seconda formulazione redatta in occasione del terzo bando FIRB.

Indice

Le unità coinvolte (IUAV, Sapienza, Genova, Torino, Pavia) disegnano un vasto panorama di discipline tutte necessarie per definire lo spessore quale necessario campo nel quale costruire nuove prospettive urbane e per chiarire come queste prospettive possono tradursi in strategie, dispositivi, nuovi campi di lavoro, realtà.
Il principale obiettivo della ricerca è raccogliere i lineamenti di una nuova idea di città (fondata su antichi principi e inedite direzioni culturali e sociali), semplicemente stilando un inventario. Prendendo nota degli appunti che si presentano oggi sulla scena del progetto in ordine sparso e scomposto (Tutto a posto e niente in ordine recitava il titolo di un vecchio film) è possibile trovare cercando. In quest'inventario due condizioni contraddittorie sono annoverate quali connotati dei territori contemporanei: l'insostenibile consumo delle risorse (inteso quale termine vasto ad abbracciare ambiente, materie, energie sociali ed economiche...) e l'inutilità in cui versano alcuni, e sempre più numerosi, brandelli di città anche recentemente costruiti. Tra i materiali che la ricerca cerca di inventariare ci sono anche le risposte a questa contraddizione: il ruolo tutto da riformulare del concetto di nuovo, che ha investito anche l'idea di spazio; un nuovo sguardo, un diverso atteggiamento verso l'esistente. La definizione di strategie di stratificazione, per tornare ad insistere sul senso di urbanità e di prossimità, va progettata nella specificità dello scenario culturale italiano, non solo architettonico, e sostanziata dunque in modifiche delle attuali possibilità (in termini normativi, economici, tecnologici). Il ritorno ad una possibile sovrascrittura dei manufatti quale motore del produrre città è possibile solo rimettendo in dialogo gli strumenti dell'urbanistica e quelli dell'architettura: la ricerca predispone i lineamenti di un Piano Città (e non più e solo Casa) e la revisione dell'idea di manuale non più strumento di una singola disciplina ma concentrato di quelle interrelazioni che rendono possibile, mostrandone le declinazioni, il riciclaggio architettonico.
Il progetto di ricerca ha visto la compartecipazione di differenti enti e strutture attive nel territorio.
Ogni unità ha costruito una rete di rapporti extrauniversitari: l'unità capofila IUAV ad esempio ha attivato una collaborazione con la Fondazione Olivetti, la Fondazione MAXXI e il CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato per l'Edilizia e il Territorio).
Il Piano per le città inserito nel Decreto Sviluppo stilato recentemente dal Governo permette finalmente di rilevare, ancora nella logica costitutiva e propositiva della struttura dell'inventario, nuove aperture e l'inizio, forse, di un nuovo orizzonte di senso per la ricerca. Convergono in questo dibattito nazionale anche chi riflette sul destino della professione (Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), chi ragiona a trovare nuove economie per il settore edilizio (ANCE), chi, preoccupato dello sviluppo incondizionato ed antiurbano dei nostri territori, vede l'esistente quale unica possibile nuova terra da colonizzare (Legambiente). Questi attori hanno già redatto un manifesto programmatico intitolato RI.U.SO. (acronimo di Rigenerazione Urbana Sostenibile) e stanno cercando di far diventare realtà quello che solo pochi mesi fa suonava come un'utopia o un'impossibile nostalgia: il ritorno della città.

Altri Fortuny #1 _ Sissi Cesira Roselli _ Istituto Superiore Fortuny, Brescia 2012


Il ritorno della città

Il ruolo assunto all'inizio del nuovo millennio dal concetto di paesaggio certo è stato ed è testimonianza di un risveglio della coscienza ecologica nel progetto, di un nuovo paradigma in supplenza a quello di spazio pubblico, ma, come testimoniano le più recenti ricerche in materia di ecologia urbana, anche e soprattutto di una sostanziale necessità di legare architettura e urbanistica. Troppo impegnata la prima nella costante revisione o resistenza dei propri linguaggi, evidentemente rapita la seconda dall'osservazione dell'esplosione urbana, il paesaggio entra in questa conversazione interrotta tra i due campi disciplinari a ricordare una comunione d'intenti fondata sulla centralità degli abitanti e sullo scorrere del tempo e delle conseguenti trasformazioni.
Esaurito il proprio ruolo di mediatore, il paesaggio può partecipare ora ad una rinnovata centralità della città, o meglio dell'esistente nelle sue molteplici forme, dettata dalla coincidenza della fine delle risorse (ambientali, economiche, sociali...) e dall'imperante presenza di spazi scartati, abbandonati, inutili. La nuova scena, orfana di razionalistiche logiche, di irriverenti provocazioni postmoderniste, sicuramente nostalgica di architetture capaci di completare mettendo in valore, conferma – ma anche sul fronte teorico le tensioni incoraggiavano le stesse direzioni – che oggetto e sistema debbono tornare a disegnare un unico metabolismo urbano.
La tavola rotonda dove costruire nuovi indirizzi non vede più il confronto tra progetto e sociologia, come accadeva negli anni Settanta, o il dialogo serrato tra architettura e filosofia, che ha segnato la ricerca degli anni Novanta sempre del secolo scorso. I commensali mutano in funzione delle urgenze, di cicli culturali che si sostanziano sulla centralità di precisi cambiamenti a volte sociali, altre del pensiero, altre volte ancora, come testimoniato dal recente dibattito sul ritorno del reale, dall'immanenza dell'esistente. Oggi a quella stessa tavola sono chiamati insiemi di competenze, che hanno sviluppato strumenti o innovazioni che chiedono solo di mettersi a servizio di un nuovo orizzonte di senso del progetto e quindi della sua teoria.

Insiemi

La tavola rotonda che può permettere di ragionare sullo spessore della città vede partecipi le differenti discipline del progetto (composizione architettonica, urbanistica, pianificazione, tecnologia...) e due saperi che oggi si presentano quali necessari interlocutori non più e solo del costruire: l'economia e il diritto.
Ritenute troppo concrete per partecipare all'intero processo progettuale, fin dalla fase interpretativa, associate al semplice procedere della realizzazione, sono state spesso colte quali condizioni date e non materia sulla quale e con la quale disegnare. Le nuove direzioni oggi sembrano scaturire invece proprio articolando nuove economie, nuove leggi e con queste nuove letture dell'esistente. Il progetto cerca di agire e di formularsi di concerto con la richiesta di aggiornamenti delle regole economiche e giuridiche, senza le quali non può che persistere la roboante dittatura del concetto di nuovo. Senza nuove norme che diano valore al riuso costruire nel vuoto (spesso pieno d'ambiente) continuerà ad essere la sola forma conveniente del (non) fare città.

In Italia (per un'architettura europea)

Gli indirizzi in materia di consumo di suolo adottati in particolare in Germania e in Olanda dettano già dall'inizio del nuovo millennio una linea che potrebbe essere di tutta la comunità europea: usare l'architettura esistente come una terra di frontiera. Di nuovo a dimostrazione di come una norma che definisce la quantità di terreno edificabile può, a cascata, mutare il modo di leggere ciò che è dato, incidere sul ritorno di una nuova necessità di stratificazione, sostenere di conseguenza richieste di alterazione delle possibilità e del modo di agire su ciò che è già.
Va ricordato a questo proposito che le urgenze di revisioni, sovrascrittura, manomissione, non interessano il monumento ma il paesaggio ordinario, che può connaturare anche il centro di un sistema urbano. La nostalgia della città storica, spesso fraintesa quale abbandono di linguaggi, tecnologie, figure, può e deve affermarsi quale rimpianto dei conflitti e delle contraddizioni espulsi dal centro e sparsi nel territorio, sicuramente sedati – ad ognuno il proprio posto al sole – ma necessari a tenere una tensione tra le parti.
La necessità di ricomporre un quadro frammentato impone oggi un ritmo accelerato alla discussione in materia di progetto, un'accelerazione capace di mettere in essere quanto già sperimentato altrove, anche in Italia. Gli esempi saranno e sono necessari allora a sollecitare la partecipazione dell'architettura italiana alla strada intrapresa dal vecchio continente: un ritorno al futuro da costruire sulle macerie di una modernità mai compiuta e forse fraintesa.

Altri Fortuny #2 _ Sissi Cesira Roselli _ Istituto Superiore Fortuny, Brescia 2012

 

 

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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