L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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La città compatta
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Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

Una mostra fotografica di Sergio Camiz

camiz_copertinaUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri.
Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Anche se far una bella fotografia d'un bell'ambiente può esser molto semplice (e ce ne sono tante), può esser invece un tema assai complesso fare in modo che quella fotografia di quel panorama sia bella. Fare una mostra sul paesaggio naturale presuppone anche un motivo, uno scopo, un'idea che vada al di là della semplice presentazione di belle immagini, altrimenti il rischio è quello di presentare solo delle belle cartoline. In questo caso, il motivo è duplice: da un lato è quello di cercar di spiegare come io vedo gli ambienti naturali e mostrare quel che son riuscito a vedere nelle tante occasioni che ho avuto. Dunque uno scopo documentativo. Dall'altro è quello di sapere cosa altri pensano del contenuto di queste mie visioni. Quindi uno scopo interpretativo. Ho sottoposto il problema a degli architetti del paesaggio, proprio per capire se gli elementi che a me risultano interessanti corrispondono in qualche modo al loro modo di leggerlo, con una particolare attenzione al Genius Loci.
Già, il Genius Loci. Mi son detto parecchie volte che una bella fotografia d'ambiente naturale dovrebb'essere esaurientemente rappresentativa del paesaggio che ritrae. Posso dire che una bella fotografia dovrebbe esser sufficiente da sola a suggerire l'atmosfera che l'ambiente propone od evoca. Allora, ho pensato che il concetto di Genius Loci potesse corrispondere abbastanza bene a questa mia idea. Per questo ho chiesto agli architetti Achille Ippolito, Benedetto Todaro, Pietropaolo Cannistraci e Serena Savelli, ma anche alla geologa Silvia Peppoloni, d'aiutarmi a capire cos'è il Genius Loci, se e come si mette in relazione col mio modo di far fotografie, ed in particolare se esso si evince dalle mie immagini.
La mostra che presento ha lo scopo di mostrare questo studio collettivo, fatto a partire dalla selezione del materiale che ho realizzato negli ultimi sette anni durante i miei viaggi di lavoro e le mie vacanze. In questo senso, i loro commenti, invece che semplicemente illustrativi o critici del mio lavoro, costituiscono una parte integrante della mostra. Questi autori hanno voluto che la selezione s'incentrasse sulla montagna, perché la sua presenza qualifica il panorama in modo determinante: se ci sono montagne è verso di esse che lo sguardo s'orienta e pertanto esse rappresen- tano la più evidente, forse la più autorevole, identificazione di Genius Loci. Non è un caso se gli dei dell'Olimpo avessero scelto questa cima, la più alta della Grecia ed assai impervia, per abitarci.
Abbiamo quindi pensato ad un percorso ideale d'immagini, che dalla pianura portasse in montagna. Il percorso si svolge in cinque tappe. La prima tappa è situata in un ambiente veramente particolare, La Payunia, caratterizzato da un'incredibile quantità di vulcani. La seconda è piuttosto una riflessione sulle rughe, che risultano soprattutto considerando la tettonica. Dalla terza comincia il cammino vero e proprio verso l'altezza. In realtà più che di altezza geografica si dovrebbe parlare d'altezza morfologica, dal momento che nella parte bassa s'incontrano soprattutto immagini di boschi che coprono le pendici dei monti, nella parte media si trovano cime rocciose, in particolare quelle Dolomitiche, ed in quella alta ci si trova in ambienti glaciali, i più alti e selvaggi.
Si tratta, come ho detto, di fotografie effettuate durante delle brevi escursioni. Per questo motivo, nessuna di esse è stata preparata, soprattutto per mancanza di tempo. Una bella fotografia d'ambiente naturale richiederebbe una conoscenza approfondita dell'ambiente stesso, che permetta innanzitutto d'identificarne gli aspetti di maggior interesse. Il fatto che si tratti d'una fotografia in luogo aperto e non costruita in studio non significa infatti che non vada studiata a fondo e con estrema attenzione. Si tratta quindi d'identificare la parte d'ambiente che va rappresentata e di scegliere il punto di vista e l'inquadratura più adatti. Poi occorre scegliere il momento migliore della giornata, considerando la posizione del sole per la disposizione di luci ed ombre, la condizione del cielo, con mancanza o presenza di nubi, per la miglior tonalità dei colori, ma anche, per quanto possibile, una certa  disposizione delle nuvole, che può entrare in modo dialettico con le altre componenti dell'immagine. Non ultima, anzi probabilmente prima d'altri elementi, la stagione, che ovviamente trasforma l'ambiente più d'ogni altro elemento. Purtroppo, nessun controllo di queste condizioni è stato mai possibile, se non selezionando a posteriori alcune  immagini fra le tante riprese.
Dal punto di vista tecnico, non ho molto da dire. Da quando sono passato alla fotografia digitale, nel 2004, ho deciso d'utilizzare degli apparecchi, i cosiddetti bridge o prosumer, che sono una via di mezzo fra le reflex, costose e pesanti, e gli apparecchi amatoriali, leggerissimi ma di non gran qualità. Penso che essi possano attualmente giocare il ruolo che giocò la Leica negli anni '20: apparecchi di buona qualità, a costi accessibili, ma soprattutto leggeri e molto maneggevoli, dunque ideali per portarli con sé in ogni occasione. Purtroppo la qualità dell'immagine prodotta dagli zoom di questi apparecchi non è proprio la stessa che risulta da un obiettivo per reflex a focale fissa, né la rapidità della ripresa è confrontabile, ma tutto questo è abbastanza sopportabile, considerando la loro leggerezza ed i loro costi. Nella maggior parte dei casi, mi sono affidato agli automatismi della macchina fotografica, salvo modificare di 1/3-2/3 i diaframmi proposti ed includere un colpo di flash per schiarire le ombre, quando necessario.
Le fotografie sono state rielaborate al calcolatore: innanzitutto sono state quasi tutte inquadrate, poiché il formato digitale 3 x 4 è troppo tozzo. Ho quindi cercato di far entrare le immagini nel formato aureo, 1.618 x 1 orizzontale o 0.618 x 1 verticale. È un po' più allungato del formato classico 2 x 3 della Leica, ma forse ancora più armonico, senza contare poi tutto quello che evoca sul piano artistico, oltre che matematico. Certo, non sempre mi è stato possibile, perché alcune immagini non lo avrebbero consentito senza tagli che avrebbero snaturato la composizione.
Le altre elaborazioni hanno riguardato soprattutto il rapporto fra luci ed ombre,  luminosità e contrasto complessivi,
la saturazione. In queste elaborazioni ho cercato comunque di correggere gli errori della ripresa, rispettando al massimo la situazione reale. Si tratta di elaborazioni alla portata di tutti coloro che siano dotati d'un buon programma d'elaborazione fotografica: niente dunque di particolarmente professionale.
Posso affermare che una mostra fotografica preparata a questo modo è una mostra nella quale, per parte mia, ho cercato di proporre immagini di una certa qualità tecnica, ma senza sentire il bisogno d'eccellere. A mio parere infatti, senza i presupposti artistici d'eccellenza, che avrebbero richiesto lo studio dell'immagine in sede di ripresa che ho discusso all'inizio, non ha alcun senso l'eccellenza tecnica. Si tratterebbe d'una mascheratura volta a coprire i difetti compositivi o dell'immagine, immancabili in fotografie fatte senza alcuna preparazione particolare. Al contrario, l'uso d'apparecchi tutto sommato economici e di programmi facilmente disponibili rende le immagini di questa mostra confrontabili con quelle che chiunque è tecnicamente in grado di fare.
In questo modo spero d'aver reso più semplice ed accessibile la riflessione sul vero contenuto iconografico delle immagini presentate.

Sergio Camiz
camiz_A_01 Sergio Camiz è un flaneur
Benedetto Todaro
camiz_B_01 Il paesaggio geologico di Camiz
Silvia Peppoloni
camiz_C_11 Genius Loci (Subsp. Oreiade)
Serena Savelli
camiz_D_01 L'ascesa al Kailash
Pietropaolo Cannistraci
camiz_E_09 Tra paesaggio e panorama: un utile insegnamento
Achille M. Ippolito

Sergio Camiz – Profilo biografico

camiz_autoscatto«Come fotografo ha cominciato giovanissimo un’attività che si è mantenuta costante nel tempo».
Nato a Roma nel 1946, è professore di Matematica dal 1975 e di Statistica dal 1992, lavora dal 1978 nella Facoltà d'Architettura de La Sapienza. Dal 2002 è dottore di ricerca in analisi dei dati. Come tale ha pubblicato più di 100 fra articoli scientifici e comunicazioni a congressi internazionali e mantiene intense cooperazioni internazionali, soprattutto con la Francia e l'America Latina.
Ha seguito la scuola di tecnica fotografica di Claudio Colagrande a Roma ed ha ottenuto il Diploma di fotografo professionista nel 1971. Ha cominciato a lavorare partecipando alla realizzazione del volume "Mezzogiorno '70" realizzato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Dal 1972 al 1974 ha curato le copertine delle riviste Suono Stereo HiFi e Stereoplay e la realizzazione delle foto editoriali. Nel 1974 ha curato le fotografie di personaggi celebri intenti ai loro hobby per la rubrica “Fanno da Soli” del mensile Brava. Dal 1974 al 1976 ha partecipato alla realizzazione del Catalogo dei Beni Culturali.
Sue fotografie sono state pubblicate su Le Vie d'Italia del 1962, su Il Messaggero nel 1971, sul Catalogo Bolaffi della Fotografia Italiana del 1976. Negli anni '70 ed '80 ha insegnato tecnica fotografica e laboratorio sia alla Forum School che all'Istituto Europeo di Design.
In seguito, impegnato nel lavoro didattico e di ricerca, ha tuttavia continuato la sua attività fotografica nell’ombra, riflettendo sulla tecnica di ripresa, sulla struttura delle immagini, ma soprattutto sui temi delle sue fotografie. Recentemente è passato al digitale.
Dal 2010 è membro del Senato Accademico dell’A.I.A.M. – Accademia Internazionale d’Arte Moderna, Roma.
Alcune serie di fotografie si trovano suo sito Internet www.camiz.com.

Esposizioni:
1) Quattro Camiz Fotografi
Collettiva. Roma, Galleria Cassiopea - giugno 2008
2) Quattro Camiz in Chianti
Collettiva. Radda in Chianti, Palazzo del Podestà - ottobre 2008
3) Machu Picchu - Il sito archeologico e le immagini integrate
Illustrazioni alla conferenza di Pietropaolo Cannistraci. Roma, Istituto Italo Latino-Americano, marzo 2009.
4) Vite Metropolitane
Roma, Facoltà d’Architettura "Valle Giulia", Sapienza Università di Roma, gennaio 2010.
5) Homenaje al Perú
Lima, Istituto Italiano di Cultura, aprile 2010.
Allegati:
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Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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