L'editoriale di (h)ortus
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La città della postproduzioneQuesto libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione. |
Lo sviluppo realizzativo del museo, che avverrà in quattro fasi, parte dal 1995, l’anno di inaugurazione della prima tranche del programma costruttivo; l’ultima corrisponde alla realizzazione del Macroscopio, da parte di OAB Carlos Ferrater Arquitectos Asociados e Jiménez / Brasa Arquitectos (2004-2008). Tale progetto è il risultato della collaborazione tra i due studi, vincitori di un concorso ad inviti bandito dal Consorcio Parque de las Ciencias (3). La nuova costruzione accoglie al suo interno cinque distinti settori, che sono il Pabellón Viaje al Cuerpo Humano, che consente di esplorare l’origine della vita microcellulare e i misteri dell’anatomia umana; il Pabellón Al-Andalus y la Ciencia che raccoglie l’eredità scientifica e tecnologica dell’Andalusia nel corso dei secoli; il Pabellón Cultura de la Prevención, interamente dedicato alle soluzioni innovative per prevenire gli incidenti sul lavoro e gli incidenti domestici; il Pabellón Tecno-Foro, che è uno spazio dedicato alle creazioni artistiche realizzate con le nuove tecnologie; la Sala Explora el Desván del Museo, che propone esposizioni temporanee finalizzate ad avvicinare i più piccoli al mondo della scienza; ed, inoltre, un auditorium e spazi per mostre temporanee e permanenti. Il progetto di Ferrater + Jiménez / Brasa si contraddistingue per la copertura che è un’ampia struttura unitaria: una superficie piegata e ripiegata in più punti, allo scopo di ricavare degli ampi lucernari che consentono alla luce naturale di penetrare all’interno in maniera diffusa. Tale gioco di diverse inclinazioni del piano di copertura, come è stato osservato, genera una sorta di “nuova topografia”. Un sistema configurativo, osserva Ferrater, che può ricordare lo skyline delle montagne della Sierra Nevada che fanno da sfondo al profilo urbano di Granada. La considerazione dell’architetto barcellonese offre lo spunto per rilevare che uno degli aspetti ricorrenti nella sua opera è proprio il rapporto armonico, sinergico tra gli elementi naturali e artificiali. L’idea base è quella di “entrare nel percorso progettuale” cercando di “sentire” il luogo o, altrimenti, considerando il luogo come fonte d’ispirazione progettuale. Questo rapporto prende forma appoggiandosi alla logica geometrica, ossia impostando il processo compositivo attraverso il linguaggio della geometria che, tramite dei processi matematici si deforma, assumendo dei tratti ‘naturali’. Il fine, come afferma Ferrater in un’intervista, è quello di “costruire un oggetto sensibile ai connotati della memoria e all’eredità del luogo”. Tenendo presente che per l’architetto catalano la geometria rappresenta un controllato meccanismo di deformazione che assume una sua definizione a contatto con la realtà. E, attraverso tale processo, si sviluppano le linee del dialogo fra artificiale e naturale. Partendo da questa stretta relazione con il contesto il progetto non punta a perseguire l’immagine dell’edificio / totem / indirizzo spesso adottato nell’architettura contemporanea e che ha sensibilmente trasformato lo skyline di molte città storiche - manifestando, invece, una notevole attenzione per le situazioni di margine, per i punti di contatto con l’esistente. Questo particolare tipo di cura per “i diversi aspetti in cui si presentano i bordi” consentirà la convivenza tra realtà differenti sotto un unico tetto, rendendo l’edificio del Macroscopio un’importante presenza in grado d’integrarsi nella realtà urbana circostante. Il grande tetto configura, dunque, uno spazio continuo dove i diversi ambiti espositivi trovano luogo, lasciando immediatamente in vista gli ambienti destinati alla comunicazione e alle relazioni. Il piano di calpestio è inclinato e questo accentua il gioco delle altezze dei vari ambienti permettendo di ricavare dei doppi livelli. La sua autonomia strutturale - che la sua stessa immagine sottolinea, in quanto sembra volersi liberare (in senso percettivo) dalle pareti in cemento armato su cui si poggia - genera un effetto di continuità nell’interno, ovvero in un fluido rapporto sequenziale di spazi interconnessi. L’idea è quella di consentire alla struttura espositiva una totale flessibilità attraverso un serrato intreccio di percorsi tematici, di situazioni espositive/performative, di utilizzazioni ambientali. Com’è stato osservato, la conformazione della copertura è accostabile all’immagine di una mano aperta, dove le dita ospitano le diverse componenti del programma, mantenendo in sé un’unità spaziale. L’utente del museo, infatti, può scegliere il proprio percorso tra una ricca gamma di tracciati precostituiti che attraversano lo spazio interno, permettendogli di assumere un ruolo attivo nella sua esperienza di visitatore. L’armatura orizzontale è composta da una struttura tridimensionale metallica a doppio strato, dotata di un isolamento ad alta densità, all’interno della quale sono sistemati gli impianti. La superficie esterna ha una zona riservata alle celle fotovoltaiche che contribuiscono alla sostenibilità del progetto. I diversi ambienti espositivi sono provvisti di aria condizionata, nonché di un sofisticato meccanismo di controllo dell’umidità e della temperatura. Note (1) L’Edificio Péndulo de Foucault è una struttura dedicata alle scienze: fisica, chimica, geologia. Si compone di quattro sale, denominate: Sala Biosfera, che si occupa della vita sul pianeta e della biodiversità; Sala Eureka, in cui il visitatore può “toccare con mano” le proprietà fisiche della materia e guardare da vicino le leggi fisiche che reggono il mondo; Sala Percepción, che permette di giocare con la luce e il suono e scoprire come a volte la nostra percezione sia ingannevole; Explora, area rivolta ai bambini, dove possono esplorare le sensazioni della scoperta del mondo che li circonda. L’edificio ospita, inoltre, un grande planetario digitale e un padiglione per esposizioni temporanee. (2) Il Mariposario Tropical riproduce le condizioni climatiche e vegetali dei tropici, si può conoscere il ciclo vitale delle farfalle. (3) La costruzione è stata finanziata: dal Consorcio Parque de las Ciencias y Fondos Feder, dal Créditos Financieros con Caja Granada y Caja Rural e da Aportaciones de la Consejería de Cultura (Fundación Legado Andalusí) y Consejería de Empleo de la Junta de Andalucía.
Si ringrazia lo studio OAB Carlos Ferrater Arquitectos Asociados per aver gentilmente concesso la pubblicazione dei disegni del progetto. Si ringrazia il fotografo Alejo Bague.
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Lo spessore della cittàLa ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi. Continua... Alter-azioniQuesto libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua... |
hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione. ![]() ![]() Gina Oliva. Architettura e PaesaggioGina Oliva. Architettura e Paesaggio: Riflessioni. Prefazione di Benedetto Todaro ![]() Nello spessoreNello spessore. Traiettorie e stanze dentro la città. A cura di Sara Marini e Federico De Matteis ![]() Enrico Puccini. Spazio aperto | Spazio chiusoSpazio aperto | Spazio chiuso. Cento anni di sperimentazioni nell'edilizia residenziale tedesca. Prefazione di Federico De Matteis ![]() Carlo Maggini. MixitéCarlo Maggini. Mixité. Strategie di composizione nella realtà francese contemporanea. Prefazione di Federico De Matteis Il paesaggio chiama
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Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij
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