L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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scritti_broccoliRoma e l’urbanistica dei quartieri popolari

Permanenze e variazioni nella vicenda storica

Marco Tamburini

12_vigne nuove.JPGLa storia della costruzione dei quartieri di edilizia popolare a Roma a partire dall’Unità d’Italia, è stata sempre strettamente legata alle vicende urbanistiche della città. In ogni epoca, infatti, lo sviluppo degli insediamenti di natura economica e destinati alle fasce socialmente più deboli, ha rappresentato un’occasione per rilanciare l’attività edilizia e per attuare le previsioni di espansione della città.
Numerosi studi e pubblicazioni hanno documentato nel tempo le fasi di questo processo di crescita, ma, cogliendo l’occasione di partecipare con un contributo a questa iniziativa, si è ritenuto opportuno introdurre il “caso Roma”, ripercorrendo le tappe principali della vicenda con particolare attenzione agli aspetti che principalmente hanno caratterizzato la realizzazione della “città pubblica”.


Da un punto di vista strettamente urbanistico, la pianificazione dei quartieri economici e popolari ha sempre rappresentato un momento di alta produzione culturale e di forte sperimentazione innovativa. Si può affermare che le migliori realizzazioni dell’ultimo secolo a Roma sono frutto dell’attuazione di programmi per l’edilizia popolare, e ancora oggi, nella, forse, ultima fase di pianificazione, si assiste ad uno sforzo per imprimere qualità e innovazione tecnologica nella formazione degli insediamenti.
Questa premessa risulta tanto più fondamentale se riferita all’attuale scenario in atto in Italia e a Roma in particolare, dove si assiste, come sottolineato da F. De Matteis nella presentazione del programma, “ad un’iniziativa pubblica ormai ridotta a briciole sul piatto dei “re di Roma”, una manciata di alloggi a fronte di milioni di metri cubi” realizzati dalla mano privata.
La realizzazione di quartieri di espansione con case per i lavoratori e gli operai coincide con la necessità, a seguito del trasferimento a Roma della Capitale, di far fronte alla crescita e alla modernizzazione dell’apparato economico-produttivo della città dopo secoli di immobilismo del potere pontificio.
Nel 1883 gli uffici comunali, coordinati dall’Ing. A. Viviani, sono incaricati della redazione di un Piano urbanistico per il governo dell’espansione della città, attraverso il disegno di nuovi quartieri a ridosso del centro antico e a completamento del tessuto urbano interno alle Mura Aureliane (Prati, Esquilino, via Nazionale) (Fig. 1). Si tratta di insediamenti ad alta densità con alloggi privati venduti o affittati a valore di mercato agli impiegati e ai dirigenti del nuovo Stato unitario. La sovrapproduzione edilizia mette, tuttavia, in crisi l’intero settore produttivo ed è uno dei principali fattori della forte crisi economica che si registra in città intorno al 1887. Per rilanciare le attività e l’economia cittadina vengono in breve tempo promossi interventi di sviluppo delle attività industriali e di servizio, con la conseguente necessità di rispondere alla crescente domanda di alloggi per la classe operaia che si trasferisce a Roma in cerca di occupazione.
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Fig. 1 - Il piano regolatore di Roma del 1883

Il 1888 segna l’inizio della storia dell’edilizia popolare e sorgono i quartieri di Testaccio, San Lorenzo e Santa Croce-Porta Maggiore a ridosso dei principali impianti industriali della città (Fig. 2).
Si assiste quindi al rapido sviluppo della città operaia secondo i classici modelli delle espansioni ottocentesche, con impianti urbani geometrici ad isolati regolari, che differiscono dai quartieri della speculazione privata solo per la scarsa qualità costruttiva e ambientale degli edifici.
Da un punto di vista urbanistico, però, i nuovi quartieri vengono realizzati, ad eccezione del Testaccio, al di fuori del Piano Regolatore, per approfittare del minor costo delle aree da parte dei soggetti attuatori, spesso rappresentati da cooperative di ferrovieri, tranvieri, netturbini ecc.
Occorre soffermarsi in modo particolare su questa ultima questione, poiché, come vedremo, sarà uno degli elementi permanenti nello sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica.
Con la legge “Luzzatti” n. 251 del 1903 nascono gli Istituti per le Case Popolari (ICP), con lo scopo di facilitare e gestire la costruzione di alloggi sociali, nell’ambito di una rinnovata politica nazionale di equità e di giustizia distributiva a beneficio dei ceti popolari. Tuttavia a Roma, nel 1907, l’ICP costruisce di nuovo fuori dal perimetro del Piano, e, ai margini della città, sorge il quartiere di San Saba, nascosto su un’altura dietro l’omonimo convento e privo dei servizi essenziali.
Due anni più tardi, nel 1909, il Comune di Roma approva un nuovo strumento urbanistico (PR Saint Just di Teulada), sulla scia della politica liberale e riformatrice dei primi decenni del secolo scorso (Fig. 3). Il Piano introduce, infatti, la concessione di mutui e facilitazioni per l’ICP e individua parametri e indicatori per il dimensionamento dei servizi nelle aree di nuovo impianto. A corona del centro antico, il Piano prevede 5 zone di espansione strutturate intorno ad altrettante piazze sulle quali si concentra il disegno regolare della maglia viaria (Piazza Mazzini, Piazza Gentile da Fabriano, Piazza Verbano, Piazza Bologna, Piazza Re di Roma) (Fig 4).

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Fig. 2 - Il piano per Testaccio
Fig. 3 - Il piano Saint Just di Teulada del 1909
Fig. 4 - Piazza Mazzini, quartiere delle Vittorie

Anche in questo caso, come nel precedente PR 1883, la pianificazione della crescita urbana segue il modello della crescita “a macchia d’olio”, con l’ampliamento della città in tutte le direzioni a partire dal nucleo centrale, un modello che caratterizzerà nel tempo tutte le fasi di formazione del tessuto urbano.
In attuazione delle previsioni del PR vengono realizzati a partire dal 1924 gli insediamenti popolari intorno a Piazza Verbano (case dell’INCIS per gli impiegati statali) e a Piazza Mazzini, sfruttando, in questo ultimo caso, l’opportunità di realizzare gli edifici su vaste aree di proprietà pubblica, acquisite in occasione dell’Esposizione del 1911. I progetti edilizi vengono affidati ai migliori architetti dell’epoca (Limongelli, Magni, Marconi, Palmerini, Pirani, Polidori, Sabbatini), che realizzano edifici sulla base del disegno urbanistico previsto dal Piano regolatore e sperimentano nuovi modelli abitativi dotati di standard di qualità nuovi per l’epoca.
Contemporaneamente, però, nel 1920 l’ICP, non approfittando delle agevolazioni contenute nel Piano, promuove la costruzione di due nuovi quartieri per edilizia popolare esternamente alla città e in variante al PR. Secondo il modello della “città giardino” vengono realizzati a nord e a sud della città i quartieri di Monte Sacro e Garbatella (progetto di G. Giovannoni), caratterizzati da una vivace combinazione di tipologie edilizie di differenti densità immerse nel verde (Fig. 5).
Con queste realizzazioni si manifesta un altro dei caratteri che da questo momento in poi segneranno il destino urbanistico della città di Roma. Se da un lato si conferma la prassi di realizzare i quartieri popolari al di fuori delle previsioni del Piano Regolatore, si sviluppa d’altra parte la tendenza a realizzare insediamenti pubblici lontani dalla città in modo tale da incrementare il valore delle rendite delle aree intermedie di proprietà privata.
Questa logica espansiva per “saldamenti” progressivi governa in modo sistematico gli interventi di natura economica e popolare affidati all’ICP durante il ventennio fascista, quando vengono realizzate le borgate periferiche per far fronte al fabbisogno abitativo degli sfollati del centro a seguito degli sventramenti e degli immigrati che giungono in città in cerca di occupazione. Lungo le vie consolari e a distanza media di 10-12 chilometri dal centro si costruiscono a partire dal 1924 i nuclei di Acilia, S. Basilio, Gordiani, Prenestina costituiti da baracche senza qualità urbana ed edilizia, mentre a partire dal 1935 e in attuazione del nuovo PR del 1931 sorgono i quartieri di case a Val Melaina, Tufello, Pietralata, Quarticciolo, Trullo, Primavalle e Tiburtino 3 (per 15.000 abitanti), nuove “teste di ponte” per il successivo saldamento alla città (Fig. 6). Per la realizzazione dell’edilizia pubblica, l’Amministrazione comunale provvede alla infrastrutturazione delle aree e all’allaccio con le reti esistenti, servendo nei fatti anche gli spazi liberi intermedi, che in seguito saranno occupati dai quartieri della speculazione privata.
É inoltre questo il periodo della fine della sperimentazione e della qualità architettonica e urbana. Le borgate sono realizzate “in serie” con progetti facilmente e rapidamente realizzabili senza attenzione alla vivibilità degli spazi, nel tentativo, piuttosto, di nascondere e ghettizzare gli abitanti insediati.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il problema della ricostruzione e soprattutto l’esigenza di far fronte ai flussi migratori verso le grandi città, spinge il nuovo Stato repubblicano a mettere in campo un vasto programma di sviluppo del settore edilizio per rilanciare il tessuto economico - produttivo del paese e per migliorare gli standard di vita dei cittadini. Con la legge “Fanfani” n. 43 del 1949 (1) viene lanciato il Programma INA Casa che, nei due settenni successivi (1949-1963), guiderà lo sviluppo e la ricostruzione di gran parte delle città italiane. A Roma, in particolare, attraverso la gestione INA Casa vengono realizzati circa 110.000 alloggi all’interno di alcune delle migliori esperienze di progettazione urbana del secolo scorso, con la partecipazione di autorevoli esponenti della cultura architettonica del tempo (De Renzi, Fiorentino, Gorio, Libera, Marconi, Muratori, Quaroni, Ridolfi) (Fig. 7).

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Fig. 5 - La Garbatella
Fig. 6 - Borgata Quarticciolo, Roberto Nicolini, 1938
Fig. 7 - Il quartiere INA Casa Tiburtino, Ridolfi e Quaroni, 1949

 



 

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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