L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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Hortus News


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Giornata della Tecnologia
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La città compatta
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Presentazione delle Lettere di Emilio Sereni
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recensioni_verzaSuperstudio al MAXXI

Emanuela Guerrucci

guerrucci superstudio 01A celebrare i 50 anni dalla prima mostra alla galleria Jolly2 di Pistoia (1), il Maxxi offre una retrospettiva, la prima così ricca, su Superstudio, al secolo Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Gian Piero Frassinelli , ai quali si unirono in un secondo momento Alessandro e Roberto Magris e Alessandro Poli, quest’ultimo associatosi solo dal 1970 al ‘72. La vicenda Superstudio durò circa 18 anni, dal 1966 a metà degli anni ’80 quando il gruppo si sciolse nei rivoli dei destini individuali dei propri membri, tuttavia la sua influenza teorica andò ben oltre la sua durata fisiologica. Basti pensare che lo stesso Rem Koolhaas fu un loro attentissimo estimatore come il progetto ‘Exodus-prigionieri volontari dell’architettura’ testimonia platealmente.

Cosa è che rende diversa la mostra al Maxxi “Superstudio 50” dalle analoghe esibizioni visto il rinnovato interesse attorno agli architetti radicali ( l’ultima in ordine di tempo si è conclusa al PAC di Milano a Gennaio 2016)?
In primis la ricchezza del materiale esposto, circa 200 pezzi, con molti inediti provenienti dagli archivi personali degli autori, in secundis il fatto che l’allestimento è curato da Superstudio, ragion per cui la mostra offre una occasione unica di rivedere all’opera il gruppo, che, per dirla con le parole di Adolfo Natalini, ha limitato l’intervento progettuale a un unico muro dritto e rosso laddove tutt’intorno è obliquo e bianco. Ma c’è di più, non è un progetto qualsiasi: Superstudio si racconta 50 anni più tardi, e per chi ha postulato nel 1969 che “…l’unico lavoro oggi possibile è l’autobiografia come progetto di vita” appare una magnifica occasione. Il terzo motivo è che si ha la possibilità di vedere per la prima volta un filmato di Lucio la Pietra basato su uno storyboard del 1969 e mai realizzato finora.
Questo trio iniziale di scanzonati studenti fiorentini si interrogava sulle ceneri del Movimento Moderno, quando il consumismo incipiente imponeva una riflessione su quale potesse essere il ruolo dell’Architettura , essa stessa, in ultima istanza, bene di consumo. In polemica con una visione capitalistica della realtà, Superstudio si applica nella ‘de-realizzazione’ degli oggetti e dell’architettura, sublimandoli a immagini critiche proprio per sottrarli a una logica commerciale e consumistica; il design degli oggetti diventa ironico, il progetto urbano diventa una megastruttura che innerba tutto il pianeta, risolvendo al proprio interno l’antinomia tra Natura Naturans e Natura Naturata a favore di quest’ultima.
Il carattere che maggiormente stupisce della mostra è il suo aspetto multimediale ante-litteram e la poliedricità del materiale che spazia da arredi messi in produzione, ai filmati, alle sculture, ai progetti, alle installazioni, ai disegni matita su lucido, alle fotografie e ai fotomontaggi. Verrebbe da imputare una siffatta varietà proprio alla eterogeneità dei componenti del gruppo: Natalini nasce come artista, a Toraldo di Francia va riconosciuta una grande attenzione alla fotografia mentre Frassinelli ha sempre voluto approfondire la dimensione antropologica. La ragione di tutto questo è spiegata dallo stesso Superstudio “quando si producevano i progetti e le immagini, gli scritti e gli oggetti dell’”architettura radicale”, l’architettura radicale (2) non esisteva. Ora che questa etichetta esiste, l’architettura radicale non esiste più. In altre parole, non si trattava di un ennesimo movimento o scuola con caratteri omogenei ben definiti, ma di una serie di situazioni, intenzioni, comportamenti (1977). Unico trait d’union , seppur labile, è da rinvenire nell’eleganza del linguaggio grafico qualsiasi sia il mezzo prescelto. Una miscela stilistica che lambisce la dimensione archetipa , a tratti arcadica talvolta debitrice dei racconti di fantascienza talaltra delle esperienze di op-art ,oltre che di pop- art, come nel caso degli Istogrammi. Alla luce di tanto variegato materiale si comprende lo sforzo titanico del curatore, Gabriele Mastrigli, docente presso la facoltà di Architettura dell’Università di Camerino dove insegna anche Cristiano Toraldo di Francia, di dare una ratio a quanto esposto. La scelta fatta è stata di suddividere tutto il materiale in 12+1 sezioni il cui titolo ricalca quello di altrettanti progetti/tappe fondamentali della vicenda Superstudio seguendo un percorso cronologico. Le sezioni principali sono: Superarchitettura, Un viaggio nelle regioni della ragione, Istogrammi di architettura, un Catalogo di ville, il Monumento continuo, la Serie misura, Architettura didattica, le Dodici città ideali, Salvataggi di centri storici italiani, gli Atti Fondamentali, dall’Architettura all’uomo, la Moglie di Lot.
L’ultima sezione, Dentro il Superstudio, è un documentario fotografico che raccoglie i momenti salienti della vita di Superstudio unitamente ad alcuni progetti, una sorta di ‘making of Superstudio. Adolfo Natalini, durante la conferenza stampa indetta per la presentazione della mostra, ha rivelato che la selezione delle opere, 50 delle quali, incluso il progetto di allestimento, entreranno a far parte della collezione del Maxxi, è stata fatta sulla base del criterio dell’attualità poiché alcune delle loro trovate sono invecchiate molto rapidamente fino a diventare quasi ‘non intellegibili’. Non sappiamo se questo sia un bene anche se solletica la curiosità dei più, di sicuro la ‘rimozione consapevole’ di operata da Superstudio secondo il vaglio della ‘intelligibilità’ è una eredità che dovrebbe essere presa in maggior considerazione dai suoi presunti epigoni.

Note

(1) La mostra fu anche il battesimo di un altro gruppo di architetti radicali, gli Archizoom, anche loro di formazione fiorentina, composto da  Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi ai quali dal 1968 si aggiunsero i due designer Dario e Lucia Bartolini. Il gruppo si sciolse nel 1974.
(2) La definizione di Architettura Radicale si deve a Ugo la Pietra il quale a sua volta la mutuò da Germano Celant. Natalini tiene a precisare che le parole d’ordine di quel periodo erano: anti-design, contro-cultura e la definizione di radicali venne loro attribuita dopo.

 

Autore Data pubblicazione Volume pubblicazione
GUERRUCCI Emanuela 2016-06-01 n. 105 Giugno 2016
 

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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