L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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Il medico dell’architettura e altri scritti

di Friedensreich Hundertwasser 

a cura di Chiara Leone

Friedensreich Hundertwasser: dotato di una personalità eclettica e fuori dal comune, convinto che ogni uomo avesse un posto nel mondo, ognuno provvisto di particolarità: l’epidermide, i vestiti, la casa, l’identità sociale e nazionale e l’ambiente naturale. Nel corso di tutta la sua vita Hundertwasser si occupò di ognuna di queste particolarità, assumendo i panni del pittore, del “medico dell’architettura”, del pacifista e dell’ecologista.
Le idee di Hundertwasser, i suoi discorsi e i suoi manifesti risalgono ad un periodo in cui non esisteva ancora una coscienza ecologica e pacifista, e pertanto fanno di lui uno dei precursori del movimento ambientalista.
Nei suoi manifesti dichiara “malate” le città, rivendica il diritto degli individui di riconoscere la propria abitazione dall'esterno e quindi la possibilità di dipingere a piacere i muri attorno alle proprie finestre, invita al sentirsi “re a casa propria” e per questo costruisce favolose cupole sopra ai palazzi che ristruttura, manifesta l'esigenza di offrire spazi di fantasia per giovani e bambini, luoghi dove poter scrivere sui muri e giocare, esprime la voglia di costruire un diverso equilibrio con la natura proponendosi come avanguardista della bioarchitettura ed inglobando nei suoi edifici alberi e materiali naturali: così dalle finestre spuntano i rami di alberi che non sono stati abbattuti per lasciare spazio alla casa, e sui tetti sorgono giardini pensili ospitanti la vegetazione che prima delle case viveva nei luoghi in cui lui costruiva.
Oggi, nell’epoca dello eco-housing e delle sviluppo sostenibile, tornano più che mai attuali sue teorie.

 

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Manifesti:

1968 Manifesto per il boicottaggio dell'architettura
1972 Il diritto della finestra, il dovere dell'albero
1980 Che tutto sia ricoperto di vegetazione
1981 L'albero inquilino
1990 Il medico dell'architettura
Friedensreich Hundertwasser nel 1998

Il medico dell'architettura (1990)

Da quando ci sono urbanisti indottrinati e architetti standardizzati, le nostre case sono malate. Non si ammalano, sono già concepite e costruite come case malate. Tolleriamo migliaia di questi edifici, privi di sentimento ed emozioni, dittatoriali, spietati, aggressivi, sacrileghi, piatti, sterili, disadorni, freddi, non romantici, anonimi, il vuoto assoluto. Danno l’illusione della funzionalità. Sono talmente deprimenti che si ammalano sia gli abitanti sia i passanti. Basti pensare che, se 100 persone vivono in una casa, altre 10.000 vi passano davanti ogni giorno e queste ultime soffrono come gli inquilini, forse ancora di più, per il senso di depressione che emana dalla facciata di una casa sterile. Gli ospedali sono malati. Le costruzioni uniformi simili a campi  di concentramento e a caserme distruggono e appiattiscono quanto di più prezioso un giovane può apportare alla società: la creatività spontanea dell’individuo. Gli architetti non possono risanare queste case malate, che rendono malati, altrimenti non le avrebbero costruite. Si rende quindi necessaria una nuova professione: il medico dell’architettura. Il medico dell’architettura non fa altro che ristabilire la dignità umana e armonizzare la creazione umana con la natura. Non occorre radere tutto al suolo, basta apportare cambiamenti in punti strategici, senza grande dispendio di energie o di denaro. È necessario riportare i corsi dei fiumi, precedentemente livellati, ai dislivelli originari, spezzare la sterile e piatta skyline, trasformare i tetti in una superficie discontinua e ondulata, agevolare la crescita della vegetazione spontanea nelle fessure dei muri e dei marciapiedi, dove non arreca disturbo, modificare le finestre e arrotondare in modo irregolare angoli e spigoli. Il medico dell’architettura è competente anche per operazioni chirurgiche più decisive, come la rimozione di muri e l’installazione di torri e colonne. È sufficiente riconoscere il diritto della finestra, ricoprire di vegetazione il tetto, lasciar crescere l’edera, dare ospitalità agli alberi-inquilini, se si lasciano danzare le finestre, dando loro forme diverse e introducendo quante più irregolarità possibili sulle facciate e negli interni, la casa può guarire. La casa inizia a vivere. Ogni casa, per quanto brutta e malata, può guarire.

L'albero-inquilino (1981)

L’esempio del museo Rupertinum, Salisburgo. Gli alberi-inquilini vengono sistemati su tre lati in modo che, da qualunque punto si osservi il Rupertinum, si veda almeno un albero-inquilino. Gli alberi-inquilini devono diventare il simbolo del grande cambiamento della prossima epoca in cui verrà nuovamente riservato ampio spazio alla vegetazione e all’albero come compagno dell’uomo. Il concetto secondo cui l’arte è il ponte tra l’uomo e la natura deve essere chiaramente percepibile anche al Rupertinum e non restare solo teoria. I vantaggi sono evidenti e col passare del tempo aumenteranno in sintonia con la crescita dell’albero-inquilino…. Gli alberi-inquilini non possono crescere per aria essendo il loro sviluppo condizionato dallo spazio per le radici e dal volume della terra….L’albero-inquilino paga l’affitto in una valuta ben più preziosa rispetto a un inquilino umano: 1. Fornisce ossigeno; 2. regola il clima; vengono attenuati gli sbalzi caldo-freddo, secco-umido; 3. è un aspirapolvere costantemente in funzione; 4. protegge dai rumori, attenuando l’eco 5. dispensa bellezza visibile da lontano; 6. stabilizza l’umore delle persone danneggiate dalla vita urbana; 7. è un simbolo e uno stimolo per un nuovo orientamento della nostra società e come esempio di rimboschimento dei centri urbani, soprattutto nelle facciate delle case. Ulteriori vantaggi: depurazione dell’acqua sporca e dell’acqua piovana; deposito di humus; protezione dei muri dai raggi ultravioletti. L’ubicazione proposta per gli alberi-inquilini può essere variata. Essi occupano uno spazio ridotto all’interno delle stanze e hanno il vantaggio di ravvivare e arricchire gli ambienti. La collocazione degli alberi-inquilini deve essere esaminata da un punto di vista statico e richiede un isolamento a regola d’arte. Le finestre vengono fatte arretrare dietro all’albero-inquilino, così che si venga a formare una specie di piccolo bow-window verso l’interno dell’ampiezza di circa 1-3 mq. Anche al lati degli alberi-inquilini vanno collocate finestre in modo che il loro territorio sia visibile da più posizioni. Esternamente gli infissi restano così come sono, con l’incrocio a vista del montante e della traversa. Vengono tolti solo i vetri. Per una migliore collocazione statica sulla parete esterna e per risparmiare spazio, l’area delle radici di uno o due alberi-inquilini può essere sistemata a forma di triangolo, con l’apice verso la stanza e i due lati lungo le finestre. In questo modo volume e peso non gravano più principalmente sul centro della stanza ma sul muro esterno. Inoltre in alcuni punti può essere sistemata edera partenocissus triscupidata ampelosis veitschii a protezione dei muri e per avere i vantaggi sopra specificati.
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Che tutto sia ricoperto di vegetazione (1980)

Perché ricoprire i muri di vegetazione è considerato un delitto? È una cosa da guardare invece con favore perché non danneggia nessuno. Non comporta alcun danno a un anonimo padrone di casa o a una cooperativa. L’importante è chiedere il consenso degli altri inquilini. Leggi e disposizioni rivelatesi dannose o che lo sono diventate in un secondo tempo (non essendo adeguate ai cambiamenti nella struttura sociale, alle nuove emergenze ambientali e al nuovi presupposti, cognizioni e obiettivi della nostra civiltà) sono da respingere, in attesa di nuove leggi e normative che tengano conto della situazione attuale. Si veda, per esempio, l’atteggiamento tollerante delle autorità nei confronti di chi fa il bagno nudo. Viviamo in uno stato d’emergenza in cui si deve comunque dare la precedenza alla vegetazione piuttosto che alle normative. Se i muri vengono ricoperti di vegetazione chi ne trae giovamento, chi viene danneggiato? Anche il vicino di casa che abita al piano di sopra ottiene un vantaggio come beneficiario inconsapevole della vegetazione: 1. con l’arricchimento di ossigeno nell’aria che respira; 2. con la riduzione della polvere; le piante fissano la polvere che viene poi lavata dalla pioggia, agendo come un silenzioso aspirapolvere; 3. con la riduzione dell’inquinamento acustico; le piante attutiscono i rumori e gli effetti sonori; 4. con un miglioramento climatico mediante la riduzione dell’effetto serra nelle immediate vicinanze; gli sbalzi caldo/freddo vengono attenuati; 5. persino gli accusatori più accaniti non possono considerare le farfalle come parassiti dannosi; 6. la superficie esterna delle abitazioni di chi al contrario può essere tranquillamente lasciata così com’è; questo rientra nel suo diritto della finestra; 7. così come fa parte del proprio diritto opporsi al verde, non ci si può opporre se il proprio vicino decide di ricoprire di verde il muro esterno della casa in corrispondenza con la propria abitazione.

 

Autore Data pubblicazione Volume pubblicazione
LEONE Chiara 2008-02-13 n. 5 Febbraio 2008
 

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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