L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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recensioni_verzaStefan Gruber, Antje Lehn, Lisa Schmidt-Colinet, Angelika Schnell (a cura di)

Big! Bad? Modern:

Four Megabuildings in Vienna

Luca Montuori

bigbadmodern copertinaQuesto libro è l’esito di un percorso di ricerca, didattica e divulgazione sviluppato dall’Istituto di Architettura viennese IKA (Institute for Kunst and Architecture, Vienna). Il contenuto illustra il lavoro condotto, durante un intero anno accademico e in maniera coordinata, da tutti i docenti e tutti gli studenti dell’Istituto che hanno analizzato, ridisegnato, scomposto e ricomposto quattro edifici emblematici dell’architettura austriaca realizzati tra il 1950 e il 1980: l’ospedale di Vienna (AKH), il complesso di uffici della Austrian Broadcasting Corporation (ORF-Zentrum), La Vienna University of Economics (WU), e il complesso residenziale Alterlaa.

Quattro mega-edifici; quattro frammenti di utopie realizzate in un momento di grande fiducia nel progresso tecnologico e del ruolo centrale dello Stato nel controllo dei processi di costruzione della città; quattro edifici che sono allo stesso tempo sono il segno concreto della crisi del progetto moderno incarnato nella tentazione di sintetizzare la complessità della città in una forma urbana globale e risolutrice alternativa in senso assoluto alle strutture esistenti.
Le ragioni di questo lavoro sono sintetizzate nella prefazione la direttrice dell’IKA, Nasrine Seraji, che parte dalla considerazione di quanto gli architetti limitati nell’ambiguità dell’opposizione tra fare o studiare l’architettura, non siano considerati come parte importante della comunità scientifica internazionale, e di conseguenza siano sempre mal valutati nei percorsi di ricerca universitari. Conseguentemente le scuole di architettura soffrono di una sindrome che da questa considerazione discende: poche scuole sono considerate seri istituti di ricerca. Per questo la scelta di studiare un insieme di edifici paradigmatici per la trasformazione delle relazioni architettura-città, che ridefiniscono anche il ruolo dei progettisti rispetto ai processi di produzione, di crescita, di ruolo politico e sociale, passa attraverso un'impostazione metodologica molto forte e determinata, una richiesta di qualità altissima agli studenti nella conoscenza degli strumenti di analisi, di rappresentazione e nella capacità critica con cui il progetto doveva essere affrontato. Tutto questo sposta immediatamente la lettura, da una diffidente curiosità per il rinnovato interesse verso la grande dimensione che pervade alcune scuole di architettura europee, verso un approfondimento di un percorso di ricerca rigoroso che pone alcune questioni su cui le scuole di architettura europee si interrogano. In questo contesto l’IKA, come istituzione, ha deciso di lavorare sul tema del rapporto tra produzione e ricerca architettonica a partire da una selezione di esempi non innocente o poco tendenziosa ma finalizzata a riportare la discussione su un momento scomodo della produzione architettonica; il riferimento a Il buono il brutto e il cattivo ne è il segno evidente e una piccola concessione alla cultura italiana del periodo.

Il primo esito della ricerca è stata una mostra che si è tenuta a Vienna e che è stata l’occasione per riavviare un dibattito pubblico (cittadini, amministratori, architetti) sulla città a partire dall’architettura. Nei grandi pannelli esposti al Semperdepot i risultati dell’operazione esposti non lasciano spazio all’estetizzazione che le raffinate immagini, foto, disegni, schemi, montaggi rischiavano di produrre. Piuttosto ciò che anche si è voluto puntualizzare è come gli edifici siano stati analizzati in quanto monumenti della modernità, resti archeologici di un periodo storico passato; per far ciò sono stati sezionati e riletti utilizzando e applicando, in maniera assolutamente innovativa e rigorosa, metodologie e strumentazioni pensate per analizzare la città riportate agli edifici. Si assiste quindi a una lettura psicogeografica dei luoghi, all’analisi dei paesaggi, all’applicazione delle teorie di Kevin Lynch, Christopher Alexander, Colin Rowe, Bernard Tschumi, Venturi, Scott-Brown e Izenour. Edifici moderni e sguardo contemporaneo, anzi sguardi diversi e punti di vista multipli.

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Il libro stesso diventa allora una sorta di mat-book che permette di intrecciare diversi percorsi di lettura organizzati intorno a parole chiave. L’indice del volume è pensato come una mappa concettuale, un glossario che ripercorre il senso generale dell’operazione sintetizzando premesse e risultati. Alcune delle parole chiave parlano di “letture”: bigness, city, criticism, modernism, monument ecc. Altre si riferiscono a operazioni progettuali minime per cambiare radicalmente la percezione di un edificio: land, micro-public space, re-use ecc. altre ancora sottendono operazioni di radicale trasformazione: demolition, facade, ruin ecc. Lettura e progetto si confondono volutamente in un sistema di relazioni complesse in cui i ruoli non si distinguono. Ogni parola chiave è un punto di accesso all’edificio e il titolo di un saggio breve, una voce di glossario appunto, curata da docenti o ricercatori, parte integrante del percorso per immagini.
Nell’insieme si tratta di un libro interessante per i suoi contenuti e per la forma stessa che l’editore Park books ha contribuito a dargli, con interessanti scelte grafiche, di impaginazione e perfino alcune accortezze nella rilegatura che lo rendono un oggetto in sé prezioso. La ricerca persegue vari obiettivi ed ha molti livelli di lettura attraverso materiali ricchi ed esplorabili seguendo percorsi diversi: pone criticamente l’accento sulla costruzione di edifici che rispondono al tema della grande dimensione, dell’industrializzazione del processo edilizio e della produzione di architettura negli anni della crisi della modernità; definisce l’identità e il ruolo di un centro di ricerca per l’architettura che coniuga didattica e contesto politico interrogandosi sul senso del progettare oggi; vuole superare alcuni stanchi luoghi comuni per riportare l’architettura al centro di un dibattito vitale sul futuro della città.

Autore Stefan Gruber, Antje Lehn, Lisa Schmidt-Colinet, Angelika Schnell  (a cura di) 
Titolo Big! Bad? Modern: Four Megabuildings in Vienna
Editore Park Books
Città Zurigo
Anno 2015
Pagine 334
Prezzo € 29,00
ISBN 978-3906027968 

 

Autore Data pubblicazione Volume pubblicazione
MONTUORI Luca 2016-02-24 n. 101 Febbraio 2016
 

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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